Non tutte le date di scadenza sono uguali
- Michela Di Maria
- 4 mag 2015
- Tempo di lettura: 2 min

C'è una reale differenza tra le date di scadenza che presentano il termine “preferibilmente” e quelle che non lo riportano?
Quali sono i rischi nel consumare alimenti scaduti e alimenti “preferibilmente” scaduti?
E' meglio buttare via tutto o assaggiare?
Soffermiamo la nostra attenzione sulla diversa dicitura per capire meglio la questione.
Data di scadenza propriamente detta è quella che riporta la scritta “da consumarsi entro il ...” mentre il “da consumarsi preferibilmente entro il …” viene detto Termine Minimo di Conservazione (tecnicamente TMC). Iniziamo il ragionamento proprio da quest'ultimo.
Termine Minimo di Conservazione significa precisamente che l'alimento ha una vita minima fino alla data riportata sulla confezione, quindi di preferenza sarebbe opportuno consumarlo prima, ma può essere mangiato anche oltre. Infatti il produttore dell'alimento attraverso il termine minimo di conservazione ci dice: “Ti garantisco che questo alimento, se non viene aperto, come minimo rimane buono fino a …, se riesci consumalo prima”.
Tutt'altra cosa se invece ci avesse detto “da consumare entro...”. In questo secondo caso l'indicazione è tassativa.
Possiamo dire pertanto che il termine minimo di conservazione è un consiglio mentre la data di scadenza è un divieto.
Ma a cosa è dovuto precisamente questo diverso atteggiamento del produttore?
Essenzialmente che gli alimenti con termine minimo di conservazione non diventano pericolosi dopo la scadenza e, quindi, mantengono intatte le loro caratteristiche di sicurezza, mentre potrebbero cambiare sapore, fragranza, colore, odore. Invece gli alimenti con data di scadenza, successivamente a questo termine, diventano un vero pericolo per il consumatore a causa dell'aumento della sua carica microbica.
Un classico esempio per capire quanto detto sopra è dato dal latte. Se acquistiamo il latte fresco pastorizzato che riporta la data di scadenza (da consumarsi entro) lo dobbiamo consumare entro questo termine perché altrimenti rischiamo che crei problemi alla salute, a causa del aumentare della sua carica microbica patogena, cattiva per il nostro organismo. Se invece compriamo il latte UHT, che ha subito dei trattamenti termici di sterilizzazione e quindi di sostanziale abbattimento del numero di microrganismi pericolosi naturalmente presenti nel latte, troviamo sulla confezione non più una data di scadenza ma il termine minimo di conservazione che ci garantisce che il latte potrà essere conservato e consumato a lungo, e fin oltre la scadenza, perché al suo interno non ci sono batteri che si moltiplicano che lo farebbero diventare dannoso per la salute.
In conclusione gli alimenti con data di scadenza vanno consumati entro la data tassativa indicata dal produttore a seguire è necessario eliminarli perché la presenza di microrganismi “cattivi” li trasforma in alimenti dannosi.
Altra è la situazione per quelli con termine minimo di conservazione, questi alimenti quando superano la data preceduta dal “preferibilmente” continuano a mantenere inalterate le loro garanzie di sicurezza e quindi possono essere messi alla prova ed assaggiati per capire se ancora buoni al nostro palato. E' sempre buona abitudine comunque non superare largamente il termine di consumo che indicato dal produttore.
Non dimentichiamo che eliminare alimenti ancora sicuri e buoni consente di limitare gli sprechi alimentari che inficiano sul portafoglio ed eticamente sulla sostenibilità.
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